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Alfeo e Aretusa

Giacinto Gemignani, XVII Secolo

Figure della mitologia greca. La ninfa Aretusa era conosciuta in tutta la Grecia per la bellezza del suo corpo e la delicatezza dei suoi gesti.
Artemide, sorella di Apollo e divinità della caccia e delle fanciulle, se ne prese cura sin dalla tenera età, allenandola alla corsa e al nuoto, discipline in cui Aretusa divenne imbattibile.
Un giorno, dopo una lunga corsa nei boschi, Aretusa decise di rinfrescarsi in un bellissimo corso d’acqua immerso tra grandi piante. Tolte le vesti, Aretusa si concedette ad un bagno rilassante in questo luogo bellissimo: il cinguettio degli uccelli, il vento tra le foglie e il dolce scorrere della acque suonavano come una melodia.
Tutto ad un tratto però, calo un silenzio surreale, seguito da un sussurro che spaventò la ninfa. Uscita dall’acqua, inizio a correre veloce. Una voce però l’intimò di fermarsi: era Alfeo, la divinità del corso d’acqua, attratto dalla bellezza di Aretusa.
Alfeo iniziò a inseguire Aretusa, già stanca dalla precedente corsa. La ninfa, quando si senti ormai raggiunta, chiamò in aiuto Artemide. Questa avvolse in una nuvola Aretusa e soffiò forte in direzione della Sicilia, per mettere a riparo la ninfa che aveva accudito con tanto amore.

La scena del dipinto si svolge all'aria aperta, la Ninfa sta fuggendo, dopo essere uscita dal ruscello. In alto amorini. Il fondo è scuro e annerito dallo sporco, le carni sono rosacee. La cornice intagliata e dorata è dipinta di nero.

Approfondimenti

Larghezza: cm 144
Altezza: cm 116

Dipinto ad olio su tela

Databile intorno al 1655. Si confronti l'altro dipinto della Rospigliosi "Diana che difende Aretusa e gli affreschi di Palazzo Cavallerini di Roma. 


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