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Morte di Adone

Giacinto Gemignani, XVII Secolo

Figure della mitologia greca. Adone, era figlio di Cinira, re di Cipro e sacerdote di Afrodite, e di sua figlia Mirra che, per sfuggire al suo crudele destino di amore passionale per il padre, aveva ottenuto dagli dèi di essere mutata nell'albero della mirra, la pianta araba che stilla lacrime di resina, di un amaro profumo. In primavera, da un albero che si aprì nacque dunque Adone. Afrodite prese il bambino appena nato e teneramente lo amò, e poi lo affidò a Persefone, la regina dell'Erebo, perché lo allevasse. Quando Adone divenne bellissimo adolescente, Afrodite si recò nell'Erebo per riaverlo ma anche Persefone si era affezionata a lui e non volle restituirlo, Zeus allora decise che Adone passasse metà dell'anno nell'Erebo con Persefone e l'altra metà sulla Terra con Afrodite. Un giorno di fine estate, mentre l'avvenente giovane stava sulla Terra a caccia un cinghiale infuriato lo assalì e lo uccise.

Nel quadro il giovane è sdraiato in terra mentre Venere si china verso di lui. Sullo sfondo paesaggio con putti alati e animali. Adone indossa una veste violacea con brache bianche e mantello crema scuro, Venere è avvolta da un mantello rosso. La cornice è intagliata e dipinta in nero e oro.

Approfondimenti

Larghezza: cm 141
Altezza: cm 116

Dipinto ad olio su tela

Sono chiari i riferimenti al Domenichino (si cfr. l'analogo soggetto in palazzo Farnese) e si cfr. anche gli affreschi con Venere sul carro e il tempo che
strappa le ali ad Eros di Palazzo Cavallerini a Roma dello stesso Gemignani. 


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