Cerca per codice opera

054

L’alleanza di Giacobbe e Labano

Giacinto Gemignani, XVII Secolo

Scena tratta dall'Antico Testamento. Secondo il libro della Genesi, Giacobbe si rifugiò presso lo zio Labano ad Arran per fuggire la collera del fratello Esaù al quale aveva sottratto la primogenitura. Egli lavorò per lo zio sette anni per ottenere in moglie la figlia minore Rachele. Ma nella notte di matrimonio Labano gli dette in moglie la figlia maggiore Lia. Allora Giacobbe restò presso lo zio altri sette anni e sposò anche la figlia minore Rachele. Dopo essersi arricchito molto Giacobbe lasciò lo zio Labano e tornò con le mogli e con i figli, che nel frattempo sono nati, in terra di Canaan. Labano lo inseguì per riprendersi le figlie, come di suo diritto nell'antichità. Raggiunto Giacobbe, però decide di lasciarle con lui stringendo un patto per la tutela delle figlie e dei territori.

Nel dipinto, entro ambiente aperto, in primo piano due figure — Giacobbe e Labano — che si stringono la mano. A destra figure femminili — Rachele e Lia —, a sinistra soldati. Colori: fondo chiaro, manti rosso, giallo, arancio. Azzurro l'abito della figura femminile. Cornice nera intagliata e dorata.

Approfondimenti

Larghezza: cm 116
Altezza: cm 80

Dipinto ad olio su tela

Databile fra il 1638 e il 1641, può essere messa a confronto con "Rachele che nasconde gli idoli", firmata e datata1638 (Galleria Corsini di Firenze), nella quale, come sottolinea Di Domenico, è assai viva la componente cortonesca. Inoltre l'opera in questione richiama anche un disegno del Gemignani con la scritta "Romanelli" (Gabinetto Disegni e Stampe — Roma) preparato per una delle lunette ad affresco datate 1641 nella cappella Filonardi in San Carlo Catinari a Roma.

Dal libro della Genesi (Gen 31,22-54):

Il terzo giorno fu riferito a Làbano che Giacobbe era fuggito. Allora egli prese con sé i suoi parenti, lo inseguì per sette giorni di cammino e lo raggiunse sulle montagne di Gàlaad. Ma Dio venne da Làbano, l'Arameo, in un sogno notturno e gli disse: «Bada di non dir niente a Giacobbe, né in bene né in male!». Làbano andò dunque a raggiungere Giacobbe. Ora Giacobbe aveva piantato la tenda sulle montagne e Làbano si era accampato con i parenti sulle montagne di Gàlaad. Disse allora Làbano a Giacobbe: «Che cosa hai fatto? Hai eluso la mia attenzione e hai condotto via le mie figlie come prigioniere di guerra! Perché sei fuggito di nascosto, mi hai ingannato e non mi hai avvertito? Io ti avrei congedato con festa e con canti, a suon di tamburelli e di cetre! E non mi hai permesso di baciare i miei figli e le mie figlie! Certo, hai agito in modo insensato. Sarebbe in mio potere farti del male, ma il Dio di tuo padre mi ha parlato la notte scorsa: «Bada di non dir niente a Giacobbe, né in bene né in male!». Certo, sei partito perché soffrivi di nostalgia per la casa di tuo padre; ma perché hai rubato i miei dèi?». Giacobbe rispose a Làbano e disse: «Perché avevo paura e pensavo che mi avresti tolto con la forza le tue figlie. Ma quanto a colui presso il quale tu troverai i tuoi dèi, non resterà in vita! Alla presenza dei nostri parenti verifica quanto vi può essere di tuo presso di me e riprendilo». Giacobbe non sapeva che li aveva rubati Rachele. Allora Làbano entrò nella tenda di Giacobbe e poi nella tenda di Lia e nella tenda delle due schiave, ma non trovò nulla. Poi uscì dalla tenda di Lia ed entrò nella tenda di Rachele. Rachele aveva preso gli idoli e li aveva messi nella sella del cammello, poi vi si era seduta sopra, così Làbano frugò in tutta la tenda, ma non li trovò. Ella parlò al padre: «Non si offenda il mio signore se io non posso alzarmi davanti a te, perché ho quello che avviene di regola alle donne». Làbano cercò, ma non trovò gli idoli.
Giacobbe allora si adirò e apostrofò Làbano, al quale disse: «Qual è il mio delitto, qual è il mio peccato, perché ti accanisca contro di me? Ora che hai frugato tra tutti i miei oggetti, che cosa hai trovato di tutte le cose di casa tua? Mettilo qui davanti ai miei e tuoi parenti, e siano essi giudici tra noi due. Vent'anni ho passato con te: le tue pecore e le tue capre non hanno abortito e non ho mai mangiato i montoni del tuo gregge. Nessuna bestia sbranata ti ho portato a mio discarico: io stesso ne compensavo il danno e tu reclamavi da me il risarcimento sia di quanto veniva rubato di giorno sia di quanto veniva rubato di notte. Di giorno mi divorava il caldo e di notte il gelo, e il sonno fuggiva dai miei occhi. Vent'anni sono stato in casa tua: ho servito quattordici anni per le tue due figlie e sei anni per il tuo gregge e tu hai cambiato il mio salario dieci volte. Se il Dio di mio padre, il Dio di Abramo e il Terrore di Isacco non fosse stato con me, tu ora mi avresti licenziato a mani vuote; ma Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie mani e la scorsa notte egli ha fatto da arbitro».
Làbano allora rispose e disse a Giacobbe: «Queste figlie sono le mie figlie e questi figli sono i miei figli; questo bestiame è il mio bestiame e quanto tu vedi è mio. E che cosa potrei fare oggi a queste mie figlie o ai figli che hanno messo al mondo? Ebbene, vieni, concludiamo un'alleanza, io e te, e ci sia un testimone tra me e te». Giacobbe prese una pietra e la eresse come stele. Poi disse ai suoi parenti: «Raccogliete pietre», e quelli presero pietre e ne fecero un mucchio; e su quel mucchio mangiarono. Làbano lo chiamò Iegar-Saadutà, mentre Giacobbe lo chiamò Gal-Ed. Làbano disse: «Questo mucchio è oggi un testimone tra me e te»; per questo lo chiamò Gal-Ed e anche Mispa, perché disse: «Il Signore starà di vedetta tra me e te, quando noi non ci vedremo più l'un l'altro. Se tu maltratterai le mie figlie e se prenderai altre mogli oltre le mie figlie, sappi che non un uomo è con noi, ma Dio è testimone tra me e te». Soggiunse Làbano a Giacobbe: «Ecco questo mucchio ed ecco questa stele, che io ho eretto tra me e te. Questo mucchio è testimone e questa stele è testimone che io giuro di non oltrepassare questo mucchio dalla tua parte e che tu giuri di non oltrepassare questo mucchio e questa stele dalla mia parte, per fare il male. Il Dio di Abramo e il Dio di Nacor siano giudici tra di noi». Giacobbe giurò per il Terrore di Isacco suo padre. Poi offrì un sacrificio sulle montagne e invitò i suoi parenti a prender cibo. Essi mangiarono e passarono la notte sulle montagne.

 


© 2021 DIOCESI DI PISTOIA. TUTTI I DIRITTI RISERVATI