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Betsabea al bagno

Sebastiano Vini, XVI Secolo

Scena tratta dall'Antico Testamento. Betsabea viene vista fare il bagno dal re Davide che se ne innamora. Il marito di lei viene fatto uccidere dal re durante un agguato nella guerra che il popolo di Israele sta combattendo contro gli ammoniti. Morto il marito, Davide sposerà Betsabea.

Approfondimenti

Larghezza: cm 90
Altezza: cm 116

Dipinto ad olio su tela di Sebastiano Vini (Verona, 1530 – Pistoia, 1602). Il Vini si formò nella sua città di nascita subendo una certa influenza di Paolo Veronese. Tuttavia già nel 1548 si trasferì a Pistoia, per sposare una donna del luogo. Qui intraprese una prolifica carriera, inserendosi nel filone degli artisti di ascendenza vasariana e cogliendo spunti, più tardi, anche dal suo conterraneo Jacopo Ligozzi. Tra le sue opere principali il Martirio degli Undicimila nella chiesa di San Desiderio, le Storie di san Domenico nel chiostro di chiesa di San Domenico, l'Adorazione dei pastori nella chiesa di San Giovanni Battista, le Annunciazioni nella chiesa di San Pierino alla Porta Lucchese (oggi a Montale) e per la chiesa di San Giovanni Fuorcivitas. Lavorò anche per il contado pistoiese e, occasionalmente, per Firenze.

2 Samuele 11, 1-27:

All'inizio dell'anno successivo, al tempo in cui i re sono soliti andare in guerra, Davide mandò Ioab con i suoi servitori e con tutto Israele a compiere devastazioni contro gli Ammoniti; posero l'assedio a Rabbà, mentre Davide rimaneva a Gerusalemme. Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dalla terrazza vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella d'aspetto. Davide mandò a informarsi sulla donna. Gli fu detto: «È Betsabea, figlia di Eliàm, moglie di Uria l'Ittita». Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. Ella andò da lui ed egli giacque con lei, che si era appena purificata dalla sua impurità. Poi ella tornò a casa.
La donna concepì e mandò ad annunciare a Davide: «Sono incinta». Allora Davide mandò a dire a Ioab: «Mandami Uria l'Ittita». Ioab mandò Uria da Davide. Arrivato Uria, Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come andasse la guerra. Poi Davide disse a Uria: «Scendi a casa tua e làvati i piedi». Uria uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una porzione delle vivande del re. Ma Uria dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non scese a casa sua. La cosa fu riferita a Davide: «Uria non è sceso a casa sua». Allora Davide disse a Uria: «Non vieni forse da un viaggio? Perché dunque non sei sceso a casa tua?». Uria rispose a Davide: «L'arca, Israele e Giuda abitano sotto le tende, Ioab mio signore e i servi del mio signore sono accampati in aperta campagna e io dovrei entrare in casa mia per mangiare e bere e per giacere con mia moglie? Per la tua vita, per la vita della tua persona, non farò mai cosa simile!». Davide disse a Uria: «Rimani qui anche oggi e domani ti lascerò partire». Così Uria rimase a Gerusalemme quel giorno e il seguente. Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Uria uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua.
La mattina dopo Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Uria. Nella lettera aveva scritto così: «Ponete Uria sul fronte della battaglia più dura; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia». Allora Ioab, che assediava la città, pose Uria nel luogo dove sapeva che c'erano uomini valorosi. Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; caddero parecchi della truppa e dei servi di Davide e perì anche Uria l'Ittita.
Ioab mandò ad annunciare a Davide tutte le cose che erano avvenute nella battaglia e diede al messaggero quest'ordine: «Quando avrai finito di raccontare al re quanto è successo nella battaglia, se il re andasse in collera e ti dicesse: «Perché vi siete avvicinati così alla città per dar battaglia? Non sapevate che avrebbero tirato dall'alto delle mura? Chi ha ucciso Abimèlec figlio di Ierub-Baal? Non fu forse una donna che gli gettò addosso il pezzo superiore di una macina dalle mura, così che egli morì a Tebes? Perché vi siete avvicinati così alle mura?», tu digli allora: «Anche il tuo servo Uria l'Ittita è morto»». Il messaggero dunque partì e, quando fu arrivato, annunciò a Davide quanto Ioab lo aveva incaricato di dire. E il messaggero disse a Davide: «Poiché i nemici avevano avuto vantaggio su di noi e avevano fatto una sortita contro di noi nella campagna, noi fummo loro addosso fino alla porta della città; allora gli arcieri tirarono sui tuoi servi dall'alto delle mura e parecchi dei servi del re perirono. Anche il tuo servo Uria l'Ittita è morto». Allora Davide disse al messaggero: «Riferirai a Ioab: «Non sia male ai tuoi occhi questo fatto, perché la spada divora ora in un modo ora in un altro; rinforza la tua battaglia contro la città e distruggila». E tu stesso fagli coraggio».
La moglie di Uria, saputo che Uria, suo marito, era morto, fece il lamento per il suo signore. Passati i giorni del lutto, Davide la mandò a prendere e l'aggregò alla sua casa. Ella diventò sua moglie e gli partorì un figlio. Ma ciò che Davide aveva fatto era male agli occhi del Signore.

 


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